Gnoli Claudio e altri autori : COI NOSTRI STRUMENTI

Nelle scorse settimane è stato pubblicato Coi nostri strumenti: la tradizione delle Quattro Province dall’artigianato alla festa. Si tratta di una corposa (580 pagine) monografia in forma di e-book multimediale, scaricabile liberamente in formato PDF dal Social Science Open Access Repository del GESIS (Istituto Leibniz per le scienze sociali, basato a Colonia) all’indirizzo http://www.ssoar.info/ssoar/handle/document/48868
Diciamo “multimediale” perché, oltre al testo che ne occupa la maggior parte, il lavoro comprende immagini sia recenti che d’epoca, le partiture musicali di una giga e una marcia/polca e link a numerosi video del canale You Tube appennino4p. Soprattutto questi ultimi illustrano con l’immediatezza delle immagini in movimento le situazioni sociali e i luoghi nei quali oggi continua a vivere la musica tradizionale delle Quattro Province, ossia il primo tratto dell’Appennino compreso fra le amministrazioni di Genova, Alessandria, Pavia e Piacenza. A questa varietà di voci e fonti contribuiscono anche le numerosissime trascrizioni di interviste agli abitanti della montagna, ciascuno con la varietà dialettale del suo borgo e la ricchezza lessicale che ancora contiene (burdunà è il rumore che fa il volo di un coleottero; müziö’ oltre che un’ancia può essere un tipo di innesto; natta si dice l’acuto al termine dei canti alla bogliasca proprio come la punta rialzata dei pattini delle slitte da legna…).
Il situare questo patrimonio nei suoi contesti concreti e nei significati che ha avuto e che ha oggi per gli abitanti, infatti, è una delle caratteristiche principali di quest’opera in confronto alle ricerche pubblicate fin dagli anni Settanta sulla stessa area, che seppur necessarie e approfondite hanno spesso adottato linguaggi più tecnici, focalizzati di volta in volta sulle analisi musicologiche, quelle organologiche o quelle coreutiche, a seconda dell’interesse dei diversi studiosi che nel tempo hanno visitato quest’area spesso provenendo dalle città.
In questo caso invece la maggior parte degli autori appartiene più strettamente al territorio indagato: Claudio Gnoli, principale responsabile dell’opera, vive al margine oltrepadano delle Quattro Province, ne frequenta assiduamente le feste e le situazioni più tradizionali ed ha rapporti di confidenza con i principali esponenti della tradizione, che gli hanno permesso di catturare proprio nei momenti non formalizzati (davanti a qualche fetta di salame e nelle stanze in cui nascono i pifferi o le loro ance) alcuni aspetti finora non documentati di questa cultura vivente; Fiorenzo Debattisti, fra i maggiori storici dell’area, è profondamente inserito nelle comunità di Varzi e di Pregòla, l’antico caposaldo dei nobili Malaspina che per secoli lo hanno controllato; e Paolo Rolandi, insegnante di musica a Voghera, è legato per via familiare a diversi paesi delle alte valli compreso Bogli, culla del canto tradizionale. “Da fuori” arriva invece il contributo, sempre però basato su attente ricerche sul campo, dell’esperto di strumenti Valter Biella, che ha aiutato a collocare il piffero e la musa nel più ampio quadro degli strumenti ad ancia dell’Italia settentrionale, e del ricercatore di danze tradizionali Michele Cavenago, che ha supervisionato la stessa operazione per monferrine, gighe, perigordino e povera donna.
Lungo le pagine di Coi nostri strumenti scopriamo così come strumenti, musiche e danze non si ritrovino in questo territorio per caso, ma siano un’espressione della sua cultura materiale (l’intaglio delle canne, la concia delle pelli mediante il sale, l’uso del tornio) e della sua storia, che nel passato lo vedeva al centro di una rete internazionale di commerci che spaziava dal Medio Oriente alle Fiandre. Il lungo capitolo che ne parla, partendo dalla preistoria dell’approdo di Genova per arrivare con un percorso vertiginoso agli attuali suonatori sedicenni, si intitola significativamente Una storia che continua.

Colombano Musante

3 pensieri riguardo “Gnoli Claudio e altri autori : COI NOSTRI STRUMENTI”

  1. grazie, giovani miei conterranei, per tutto quello che fate per le nostre care montagne. Io sono nato a bruggi tanti ,tanti anni fa , Jacmon di Cegni era mio zio perciò lascio a voi immaginare quanti ricordi si affacciano alla mia memoria leggendo e ascoltando tutto quello che voi con vera bravura andate raccontando.

  2. l’area delle 4 Provincie assieme alla Valsavena, al Carnevale di Bagolino e poco altro, è una delle rare zone in cui non c’è stata l’interruzione con la cultura musicale originaria e pertanto chi la esegue oggi è in continuità con essa. Non si parla dunque di revival in queste zone perchè i ripropositori non hanno mai perso il contatto con i portatori originali. Le cose stanno diversamente per il restante Nord Italia dove i ripropositori hanno cercato di far rivivere un mondo che si era spento decenni prima.

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